Incipit - Dodici ricordi e un segreto


Buon pomeriggio!
Tanto atteso e appena arrivato il nuovo romanzo di Enrica Tesio, leggo insieme a voi la prima pagina di questo libro di cui ho tanto sentito parlar bene, dopodiché vi saluto e continuo la mia lettura, matita in mano, sotto un caldo plaid.

Se non sai dove andare a pescarlo, un segreto può restare lì per sempre. E poi, come l'ago nel pagliaio, dopo tanto cercare un giorno lo trovi per caso, pungendoti il dito. Per anni Aura ha cercato a tentoni il segreto della sua nascita, punta solo dalla delusione delle verità note: suo padre non esiste, l'unico genitore che le è toccato in sorte è Isabella.
Isabella l'ha partorita il giorno del suo diciottesimo compleanno, per l'esattezza il 21 dicembre del 1996. Aura non la chiama mai "mamma", ma Isa, per dispetto. D'altra parte Isabella ricambia abusando del termine "mia figlia", sottolinea quel "mia", l'ha fatta lei, è roba sua.
Si dice che i figli dovrebbero chiamare i genitori mamma e papà, per non fargli mai dimenticare il loro ruolo, ma anche per una forma di rispetto, di tributo. I genitori invece dovrebbero chiamare i figli per nome, fin da piccoli, per ricordare chi sono, abituarli ad essere individui. Attilio, il nonno di Aura, l'ha sempre corretta, "è tua mamma, mica un'Isabella qualsiasi" ma non c'è stato verso. Sulla carta d'identità manca la voce "padre" o "madre". C'è qualcosa che identifichi di più? E invece sui documenti mettono il colore degli occhi, dei capelli, l'altezza, lo stato civile, tutte cose che cambiano col tempo. Gli occhi si appannano, i capelli si perdono, sui centimetri puoi barare, i matrimoni vanno e vengono. Ma se sei madre o padre è per sempre, fino all'ultimo rinnovo.

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